Il viaggio nei ricordi della mia infanzia è lungo come la stradina che non finisce mai: il borgo chiuso in sé stesso, l’officina del nonno e la prima cantina di mio padre, l’orto, il vigneto che non c’è più, le vecchie foto abbandonate.
Il borgo è come me lo ricordo, anche se sembra molto più piccolo; con emozione rientro nella casa natia, attraversando le stanze con i nuovi abitanti, con le finestre luminose e le pareti con i riflessi di luce che tanto mi incantavano.
Poi salgo sulla terrazza che si affaccia verso il Castello e rivedo, più lontano, la casa della nonna materna: a volte, nelle belle giornate, la nonna si affacciava dal balcone e ci salutavamo con la mano.
Da bambino crescevo nella stradina che comprendeva tutto il mondo, poi, con stupore, ho scoperto che il mondo era molto più grande e che la stradina non sarebbe finita mai.